Stand-by DPCM

Treviso, Museo di Santa Caterina

Mostra fotografica di Massimo Saretta

“Il silenzio nel vuoto”

Il viaggio fotografico nella storia e cultura del territorio più bello del mondo per affascinare i visitatori con immagini che rimarranno dentro l’anima di ognuno di noi.

La mostra è ospitata nel complesso conventuale di Santa Caterina è parte di quel cuore pulsante di storia, cultura, civiltà e bellezza che rende Treviso una delle perle nascoste del panorama artistico italiano.

Forte delle sue collezioni, affascinante per architettura e atmosfera, il Museo Santa Caterina, nel cuore del centro cittadino, accoglie i visitatori con garbo, calore ed eleganza. Aperto al pubblico come museo nel 2002, è costituito dalla sconsacrata Chiesa trecentesca che accoglie capolavori dal XIII al XIX secolo, opera di artisti come Gentile da Fabriano, Giovanni Bellini, Cima da Conegliano, Lorenzo Lotto, Tiziano, Jacopo da Bassano, Rosalba Carriera, Francesco Guardi, Giandomenico Tiepolo.

Tour Virtuale

Treviso

A Treviso, come in molte città venete, c’è la piazza dei Signori: che qui però ha abdicato fin da subito al suo presunto ruolo di distinzione e divisione sociale. Perché ci andavano tutti, nobili, borghesi, popolani, donne e gioventù.

La piazza centrale a Treviso è la vetrina, e non importa la classe. Tutti lì, i cittadini, quelli usciti dalle osterie a pochi metri mescolati ai nobiloni, e nel passar delle epoche i signorotti d’oggidì rampanti di successo economico e il popolo minuto, diremmo ordinario se nella città del Castello d’Amore vi fosse qualcosa di ordinario. Di sicuro non è ordinario lo spirito, che qui è più leggero, naturalmente incline al divertimento e ad una saporosa quotidianità.

Sarà l’onda lunga di Venezia, che i trevigiani hanno accolto per primi, ad aver suggerito come si sta al mondo. Fatto sta che il ben vivere è un vestito che i cittadini della Marca si sono cuciti addosso volentieri. E allora, immaginiamo, che sacrificio per le giovani mamme non poter esibire il pargolo in piazza, con il legittimo orgoglio della beltà, loro e del bebè.

Che controsenso vedere fugaci apparizioni invece che crocchi e gruppi, colorati e sonori, a celebrare in pubblico la gioia per la vita.

Con la pandemia non si scherza, ma tutto è solo rimandato. E infatti si scalpita contro i divieti di assembramento, perché i trevigiani da secoli si assembrano per moto naturale. 

Passerà, e intanto la città continua a respirare dei suoi angoli deliziosi, anfratti di pura coquinerie urbanistica, piacevolezza visiva e sommessamente sonora. Perché a Treviso quasi ovunque c’è l’acqua che canta sommessamente, a saperla ascoltare. Che sia il Cagnan o il placido Sile, l’acqua disegna merletti di riflessi tra le case, e dà il senso di un movimento che è quello vitale della città.

Le case sanno di essere nate sull’acqua, alcune perfino per lavorare: a pochi metri dalla Pescheria è rimasta un’antica maestosa ruota da mulino. La Pescheria: come se l’è inventata Treviso non se l’è inventata nessuno, così abbracciata dall’acqua e oggi valorizzata dal punto di vista architettonico.

La città vive di abbracci: quello delle mura che la circondano con perimetro umanissimo; quello delle acque che regala prospettive e suggestioni; quello della piazza grande che si moltiplica nelle piazze più piccole; e non ultimo l’abbraccio tra le persone, che secondo una leggenda dalle radici lontane e mai smentita, non solo ha prodotto la nomea di “Marca Gioiosa et Amorosa”, ma è probabilmente alla base dell’allegrezza diffusa.

Treviso si gusta a piedi senza stancarsi mai, perché è così a misura d’uomo – e di donna, aggiungiamo noi – che in un quarto d’ora la si attraversa tutta. Altro conto è perdersi negli angoli che sono solo suoi, dove la bellezza “normale” e quella conclamata si fondono e sorprendono. Il giro delle mura, fosse all’esterno o camminandoci sopra, oggi non ha più nulla di militare, ed è storico-naturalistico.

Le porte veneziane vi raccontano dell’importanza che la Serenissima riconosceva ai trevigiani. La Loggia dei Cavalieri è un ombelico capace di magie attuali. E gironzolando le case affrescate saranno impegnative per le cervicali, ma giustificano l’appellativo di Urbs Picta. Quando si potrà, riapriranno i musei: il Bailo è tutto nuovo e sta ingrandendosi, il posto giusto per respirare la trevigianità nell’arte.

Il Museo di Santa Caterina ospita le Storie di Sant’Orsola, affreschi del Trecento nel loro ciclo completo. Insomma, la gaudente Trevisoè in grado di suggerire riflessioni profonde, in attesa di tornare gioiosa et amorosa.

Paolo Coltro